Siamo in Emilia-Romagna, Provincia di Parma, fra le colline salsesi a ridosso di Fidenza. Il contesto nel quale è inserito il campo è quello di una zona con una storia di forte antropizzazione che risale fino all’Età del Bronzo.
Questo paesaggio collinare presenta diverse caratteristiche distintive.
Ho scelto tre aspetti specifici che insieme offrono una visione completa e articolata del contesto ambientale, storico e antropico in cui si inserisce il terreno del progetto, consentendo una comprensione approfondita delle dinamiche che hanno plasmato il paesaggio nel tempo.
Aspetti agricoli e breve digressione di storia antropica
La zona è caratterizzata da aree parcellizzate destinate a campi coltivati estesi e zone di prati agricoli destinati a sfalcio per l’allevamento del bestiame. La presenza di allevamenti legati alle produzioni locali crea una stretta connessione tra gli allevamenti e le colture agricole circostanti. In particolare, l’impatto della produzione di latticini, il Parmigiano-Reggiano, influenza notevolmente le scelte colturali, promuovendo un sistema agricolo che prevede la rotazione tra colture cerealicole ed erba medica. Questo approccio talvolta include l’uso di prati stabili, specialmente nelle aree con una buona disponibilità di acqua.
Dagli studi derivati dai siti archeologici della zona, l’area ha subito un’opera di disboscamento incessante fino agli inizi del XIX secolo, ad opera degli abitanti delle terramare prima, poi probabilmente legata alla necessità di legname per l’estrazione del sale, fino alle necessità sempre crescenti dovute agli attuali sistemi agricoli. Questo indica una storia agricola ricca e un paesaggio che in passato era stato molto più ricco di aree boschive .
Durante il XVI secolo a.C., all’inizio del Bronzo medio comparvero i primi insediamenti terramaricoli nel territorio parmense e nell’Emilia in generale. La costruzione di questi insediamenti comportò significative trasformazioni ambientali, tra cui estese deforestazioni e adattamenti della rete idrica naturale per il drenaggio e l’irrigazione dei campi. L’introduzione di strumenti in metallo per il taglio degli alberi e l’utilizzo dell’aratro trainato dagli animali permisero un intervento deciso sul bosco misto di querce e carpini che dominava la pianura emiliana all’epoca. Anche l’uso dell’incendio come metodo locale per aprire spazi nella vegetazione arborea è testimoniato.
Dopo il disboscamento, le terre venivano rapidamente coltivate e grazie al nuovo aratro, anche i terreni più argillosi e pesanti furono progressivamente messi a coltura. Nei reperti archeologici nella provincia di Parma, sono stati ritrovati resti di alimenti come pollini e cariossidi di grano di varie specie, di orzo, avena e miglio, ma anche legumi di fava (Vicia faba), pisello (Pisum sativum) e da ultimo la presenza anche di lino (Linum usitatissimum), che indicano la presenza di coltivazioni cerealicole durante il periodo delle terramare. Questi reperti testimoniano l’importanza della coltivazione del grano e delle produzioni agricole in questa regione durante epoche antiche.
- Tesi di Dottorato di Ricerca in Archeologia, “Lo sviluppo dell’allevamento in Emilia-Romagna – Aspetti economici e implicazioni sociali nella gestione della risorsa animale durante l’età del Bronzo”, Elena Maini, 2012)
- http://www.archeologia.parma.it/storia-di-parma/eta-del-bronzo/eta-del-bronzo-medio-e-recente/
Aspetti del Verde
Le dolci colline che si protendono come ultime propagini di Appennino verso la Pianura Padana offrono paesaggi incantevoli seppur lambiti dall’aria fortemente inquinata della pianura. Tutta l’area è fortemente parcellizzata restano piccoli boschetti residuali e strette fasce boscate lungo i corsi d’acqua e i fossi tra i campi.
La vegetazione arborea spontanea è composta principalmente da Querce, Carpini, Aceri, Frassini e altre latifoglie. Lungo i fiumi sono presenti Pioppi, Salici e Ontani, mentre nelle radure e lungo i margini del bosco si trovano Noccioli, Cornioli, Sambuchi e diverse pomoidee. Specie che in generale si ritrovano negli studi di archeobotanica della zona già nel Neolitico. Ma sono presenti anche altre specie arboree come il Gelso (Morus alba) e il Ciliegio (Prunus avium), il Biancospino (Crataegus monogyna) e il Prugnolo (Prunus spinosa) e Indaco bastardo (Amorpha fruticosa). Le aree arginali vengono periodicamente sfalciate e questo fatto determina la crescita di una flora costituita da specie molto spesso ruderali o sinantropiche, il che purtroppo indica una scarsa qualità ambientale degli incolti ed un continuo rimaneggiamento di questi ambienti da parte delle attività antropiche.
Aspetti geologici
L’istrice è posizionato sull’ultima appendice delle colline di Salsomaggiore, in leggera pendenza, lato est. Stando alle piante geologiche dell’Emilia-Romagna e secondo la descrizione tipologica, il campo è costituito prevalentemente da sabbie e areniti poco cementate, ma mentre la parte inferiore è composta da ghiaie prevalenti e sabbie, ricoperte da una coltre limoso argillosa discontinua (depositi alluvionali intravallivi), la parte superiore è composta da limi e limi argillosi prevalentemente di colore grigio-azzurro, talora con screziature giallo-ocracee di ossidazione.
Attraverso questi tre aspetti, ho cercato di darvi una breve descrizione del contesto che circonda l’Istrice, offrendo una panoramica sintetica ma dettagliata sul tipo di paesaggio collinare e sulle specie arboree che lo popolano, mettendo in luce la complessità delle relazioni tra l’ambiente naturale, le attività umane e la storia antropica nella regione.
Ho inserito alcune delle fonti più interessanti a cui ho attinto, utili per approfondire il territorio: dai siti cartigrafici dell’Emilia-Romagna alle ricerche di dottorato in archeologia, ma nella mia ricerca di fonti, ho trovato particolarmente interessante segnalarvi per tutto il territorio italiano: “La storia delle piante fossili in Italia – Palaeobotany of Italy, E. Kustatscher, G. Roghi, A. Bertini e A. Miola (eds.)”
Infine, vorrei segnalare per impegno e qualità del lavoro, un opuscolo fatto delle scuole elementari di Fidenza e pubblicato sul sito dei Parchi del Ducato: https://www.parchidelducato.it/pdf/opuscolo.pdf