Tra le attività di cui mi sto occupando c’è l’Istrice, un progetto ibrido che non e’ basato sui principi di totale naturalizzazione ma non è nemmeno un giardino o un parco.
Partiamo dal principio.
L’Istrice è un campo di un ettaro al confine tra la Pianura Padana e il Preappennino Emiliano.
Il progetto si propone di trasformare un terreno ex-agricolo, in un ambiente rigoglioso e diversificato, e con l’ausilio minimo dell’intervento umano, usando tra gli altri alcuni principi dell’aridocoltura perché il campo non è dotato di una presa d’acqua.
L’obiettivo principale è ripristinare, anche solo parzialmente, la biodiversità e favorire la rigenerazione del suolo, attraverso l’azione di rinaturalizzazione e reimpianto di alberi, arbusti e piante varie: una piccola sacca di resistenza per flora e fauna locale. Questa iniziativa personale non solo mira a creare un ecosistema sano e resiliente, ma si pone anche come un piccolo presidio di resistenza al consumo del suolo, contrastando la perdita di aree verdi, lo sfalcio nei momenti di cova, la cementificazione e l’agricoltura “insostenibile”.
I risvolti ecologici di questo progetto sono molteplici: reintrodurrà varietà di specie vegetali autoctone e la proliferazione di specie native, contribuirà a migliorare la qualità del suolo, favorirà la conservazione della fauna locale e ridurrà l’impatto ambientale derivante dalle monoculture. Inoltre, la presenza di una maggiore diversità vegetale promuoverà la creazione di un habitat più ricco e sostenendo il mantenimento dell’equilibrio ecologico.
Attraverso l’azione concreta di rinaturalizzazione e rimboschimento, il progetto si propone di sensibilizzare la comunità sull’importanza della tutela dell’ambiente e della biodiversità. Oltre a offrire benefici tangibili per l’ecosistema locale, questa piccola iniziativa rappresenta però un gesto significativo di resistenza contro il consumo indiscriminato del suolo, promuovendo un uso più consapevole delle risorse naturali e sottolineando l’importanza della conservazione del patrimonio naturale per le generazioni future.
Il progetto Istrice in cinque punti:
• Rinaturalizzazione e piantumazione. L’obiettivo principale è trasformare un terreno ex-agricolo in un ambiente rigoglioso e diversificato, ripristinando la biodiversità e favorendo la rigenerazione del suolo.
• Sensibilizzazione ambientale. Attraverso l’azione concreta di rinaturalizzazione e la divulgazione del processo, il progetto mira a sensibilizzare la comunità sull’importanza della tutela dell’ambiente e della biodiversità.
• Resistenza al consumo del suolo. Si pone come un presidio di resistenza al consumo del suolo, contrastando la perdita di aree verdi a favore di nuove costruzioni o agricoltura “insostenibile”.
• Promozione della diversità vegetale. La reintroduzione di specie vegetali native favorisce la creazione di un habitat più ricco, contribuendo alla conservazione della fauna locale e all’equilibrio ecologico.
• Carattere Sperimentale. Considerato il contesto fortemente antropizzato e relativamente contenuto, il progetto non si limita unicamente a introdurre essenze autoctone, ma nell’ottica di voler rendere questo spazio piacevole e fruibile in futuro, vengono inserite anche specie ritenute “pioniere” e fortemente adattabili alle condizioni climatiche avverse a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.
Questi punti riflettono l’approccio ibrido del progetto Istrice, che combina elementi di rinaturalizzazione, sensibilizzazione ambientale e resistenza al degrado del suolo, con l’obiettivo di promuovere la biodiversità, la sostenibilità ambientale e il coraggio di compiere “azioni antropiche” a impatto “positivo” sul territorio che abitiamo e lasceremo alle generazioni future.